Umani nello spazio e nel tempo

Umani nello spazio e nel tempo

Pubblichiamo una lettera del giovane docente, nonché saggista e filosofo, Luciano Carrubba sul momento che sta attraversando la scuola italiana.

La vita è intenzionalità, ovvero, la direzione della mente verso qualcosa: dunque è un movimento sia spaziale sia semantico da parte di enti capaci di percepire il mondo e riconoscergli ogni volta un significato plausibile, in modo da continuare a esistere ed agire in un contesto dato.
La vita è un movimento pratico, fatto di atteggiamenti, comportamenti, abitudini, obiettivi.
Alcuni dicono che siamo pagati per insegnare e in un modo o in un altro va fatto; c’è invece chi ha l’idea di essere retribuito non per erogare servizi, ma anche e, soprattutto, in modo particolare per pensare e per studiare, anche se forse a volte viene dato per scontato. Una delle espressioni più gravi della perdita di vita collettiva che stiamo subendo, è sicuramente la rinuncia di fatto a insegnare. Insegnare è infatti un’attività pratica e una sfida che consiste nell’incontro tra persone vive, che occupano la stessa dimensione spazio-temporale non per trasmettere nozioni ma per condividere un mondo. Insegnare significa costruire giorno dopo giorno, saluto dopo saluto, sorriso dopo sorriso una relazione profonda, rispettosa e totale con l’altra persona, in modo da riconoscersi tutti nella ricchezza della differenza. Insegnare significa abitare un luogo politico fatto di dialoghi, di conflitti, di confronto fra concezioni del mondo e pratiche di vita. Insegnare non significa solamente trasmissione di informazioni ma scambiare saperi. A distanza tutto questo è semplicemente impossibile perché la scuola non è un servizio amministrativo, burocratico, formale, che possa essere svolto tramite software; la scuola è un luogo prima di tutto fisico, dove avviene uno scambio di relazioni tra persone. Senza relazione tra sguardi, tra battute, tra sorrisi, tra esseri umani, e non tra piattaforme digitali; senza le persone vive nello spazio e nel tempo condiviso, non esiste insegnamento, non esiste apprendimento, non esiste scuola. Soprattutto, è vero il fatto che non esistiamo per noi stessi; che veniamo quotidianamente alla nostra conoscenza attraverso lo sguardo di un altro. Lo sguardo di un docente su di noi, che ricambiamo quasi con l’affetto o con la rabbia che porta un figlio; e lo sguardo cui non rispondiamo di uno studente, per fretta o pudore di essere incompresi. Non possiamo permettere che degli schermi riducano la conoscenza ad alienanti giornate dietro e dentro uno schermo. La vita trasformata in rappresentazione televisiva o digitale diventa finta, si fa reversibile nell’infinita ripetibilità dell’immagine, nel potere che l’icona possiede di fare di se stessa un presente senza fine. Studenti e docenti non siamo un’immagine digitale ma umani inseriti nella dimensione spazio-temporale.

Luciano Carrubba

Luciano Carrubba è nato a San Cataldo il 13 dicembre 1990. Dopo aver conseguito la maturità classica, ha concluso gli studi universitari con la laurea magistrale in Scienze filosofiche presso l’Università degli Studi di Catania. Oggi è docente presso gli istituti superiori. Oltre ad aver coordinato diverse manifestazioni culturali, ha pubblicato un saggio dal titolo Asso, un secolo di testimonianza scientifica e culturale, l’esperienza dell’Archivio storico per la Sicilia Orientale e un saggio dal titolo Francesco Paolo Di Blasi e il riformismo nella Sicilia del Settecento.

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