IL LICEO AUTARCHICO DEL MADE IN ITALY: una riforma inutile verso la nuova scuola-azienda

IL LICEO AUTARCHICO DEL MADE IN ITALY: una riforma inutile verso la nuova scuola-azienda

Il 31 maggio 2023 è stato approvato dal Consiglio dei Ministri il Disegno di Legge per l’introduzione del
nuovo Liceo Made in Italy, già inserito in diversi progetti di legge presentati dal centro-destra in Parlamento. Tralasciando la bizzarria della denominazione che dovrebbe essere sanzionata se passasse il
progetto di Legge dei Fratelli d’Italia (Rampelli) per inibire l’uso di termini inglesi nell’ambito della pubblica amministrazione, il Liceo del Made in Italy appare l’ulteriore intervento identitario nel mondo della scuola fatto dal governo Meloni. Nessuno ne sentiva la necessità poiché negli indirizzi degli attuali licei economico- sociali e in alcuni istituti tecnici e professionali esistono già i percorsi di studio finalizzati alla valorizzazione delle cosiddette “eccellenze del made in Italy”. Non a caso la Gilda degli Insegnanti ha espresso preoccupazione circa la prospettata scomparsa degli attuali licei economici-sociali. La Rete nazionale dei Licei Economico Sociali ha rilevato che “nella bozza del Disegno di legge si stabilisce che a partire dalle classi prime funzionanti nell’anno scolastico 2024/2025, l’opzione economico sociale del percorso del liceo delle scienze umane di cui all’articolo 9, comma 2, del decreto del Presidente della Repubblica 15 marzo 2010, n. 89 confluisce nel nuovo percorso liceale Made in Italy“. In concreto il quadro orario del nuovo Liceo inserisce nel secondo biennio e nell’ultimo anno tre “nuovi” ambiti disciplinari che dovrebbero interessare classi di concorso e collaborazioni esterne ancora da definire: Economia e gestione delle imprese del Made in Italy, Modelli di business nelle industrie dei settori della moda, dell’arte e dell’alimentare e Made in Italy e mercati internazionali.
Appare evidente che nell’immaginario dei politici al governo i settori trainanti dell’export e del made in Italy sono moda, arte (che cosa si intende è tutto da capire) e alimentare. Si tratta di una visione miope. Infatti i settori in cui il made in Italy è più rilevante per le esportazioni sono (fonti Istat e contabilità nazionale) sono: medicinali, macchine ad impiego generale, autoveicoli, macchine per impieghi speciali, abbigliamento con esclusione delle pellicce, prodotti chimici di base, fertilizzanti e composti azotati, materie plastiche e gomma sintetica in forme primarie, ecc. Sono buone le performance nel settore farmaceutico e manifatturiero e discrete nel settore alimentare. Il turismo viene contabilizzato come partita invisibile essendo una forma di esportazione indiretta e sicuramente ha un grande peso nella bilancia dei pagamenti, ma è una delle tante voci che definiscono il nostro PIL. Nel Liceo del Made in Italy molte delle filiere fondamentali del sistema economico italiano scompaiono di fronte alla centralità del settore alimentare e del settore turistico e del sistema di valorizzazione dei beni culturali ad esso connessi. Nel nostro sistema di istruzione secondaria esistono già Istituti che centrano la loro offerta formativa sul turismo e l’enogastronomia. Sinceramente non si sentiva la necessità di introdurre una ulteriore opzione che sembrerebbe in competizione con percorsi scolastici già esistenti e che dovrebbero invece essere valorizzati. Si potevamo rafforzare i settori disciplinari del marketing e dell’organizzazione delle filiere produttive a senza far riferimento ad alcuni settori specifici, lasciando all’autonomia scolastica l’analisi delle filiere più rappresentative del territorio di riferimento. E’ andata diversamente. Per il nostro governo l’Italia è principalmente turismo, gastronomia, moda e patrimonio artistico. Si tratta di un grande errore anche perché la pandemia da Covid ha dimostrato chiaramente l’aleatorietà del turismo di fronte alle crisi mondiali. Il problema è che il nostro Paese dovrebbe investire di più sui settori strategici del futuro (biotecnologie, energie innovative, trasporti sostenibili, elettronica avanzata, intelligenza artificiale, ecc.) senza campare di rendita sulle posizioni acquisite. Nell’organizzazione del Licei Made in Italy viene inoltre istituita la una fondazione denominata “imprese e competenze” con il compito di promuovere il raccordo tra le imprese i Licei del made in Italy e diffondere la cultura d’impresa del made in Italy tra gli studenti sotto il controllo del MEF e del MIM.
Il nuovo Liceo si presenta come curvato alle esigenze dell’economia di breve periodo e agli interessi di
alcuni settori di impresa con la possibilità di potenziare percorsi di apprendistato per formare i nuovi
“ambasciatori” del made in Italy nel mondo. Una scuola a servizio delle imprese che evidentemente non
intendono formare con risorse proprie personale qualificato come avviene in molti altri Paesi.
La riforma introduce quindi un liceo addestrativo alla cultura di impresa. Non ne sentivamo proprio la
necessità. Siamo tornati alla scuola della Gelmini. Al posto delle tre i (informatica, impresa e inglese)
Valditara propone le due elle (libertà e lavoro..). E’ lo stesso minestrone riscaldato.

Di Tiozzo Alvise

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